Con sentenza del 10 novembre 2022, la Corte europea dei diritti dell’uomo ha accertato la violazione dell’art. 8 CEDU (diritto al rispetto della vita privata e familiare) nel caso I.M. e altri c. Italia, ricorso n. 25426/20.
Il caso riguardava la decisione delle autorità italiane di mantenere inalterati gli incontri settimanali tra il padre e i ricorrenti, i di lui figli minori e la madre, nonostante questi fosse tossicodipendente e alcolizzato, nonché accusato di violenza domestica nei confronti della madre dei bambini e di maltrattamenti e comportamenti minacciosi durante gli stessi incontri programmati.
Per di più, il tribunale decideva di sospendere la responsabilità genitoriale della madre, considerata un genitore “ostile ai contatti con il padre [dei bambini]”, in quanto si era rifiutata di partecipare ad alcuni incontri programmati adducendo quale motivazione una storia di violenza domestica e preoccupazioni per la sua sicurezza personale e per quella dei bambini.
Nel caso in commento, la Corte rilevava, in particolare, che gli incontri svoltisi dal 2015 avevano turbato l’equilibrio psicologico ed emotivo dei bambini, costretti a incontrare il padre in un ambiente non adeguatamente protetto. L’interesse superiore dei figli minori risultava quindi violato, non potendo questo corrispondere all’obbligo di continuare ad incontrare un padre violento.
La Corte osservava che il Tribunale non aveva esaminato con attenzione la situazione della madre dei bambini, sospendendone responsabilità genitoriale senza una congrua motivazione e senza prendere in considerazione tutti i fattori rilevanti del caso. Infatti, non si era tenuto conto della situazione di violenza vissuta dalla ricorrente e dai suoi figli, né del procedimento penale in corso contro G.C. per maltrattamenti.
Per questi motivi, la Corte nel caso in esame, ha concluso per la sussistenza, nei confronti di tutti e tre i ricorrenti, della violazione dell’art. 8 CEDU.
Con sentenza del 15 novembre u.s., la Corte di Giustizia, riunita in Grande Sezione, ha stabilito che un atto di divorzio redatto da un ufficiale dello stato civile di uno stato membro, contenente un accordo di divorzio concluso dai coniugi e confermato da questi ultimi dinanzi a detto ufficiale, in conformità alle condizioni previste dalla normativa di tale Stato membro, rappresenta una “decisione” ai sensi del regolamento Bruxelles II bis.
Per questo motivo, qualsiasi decisione emessa dalle autorità extragiudiziali competenti in materia di divorzio in uno Stato membro deve essere riconosciuta automaticamente, fatto salvo il rispetto delle condizioni previste dal citato regolamento.
La sentenza della Corte di Giustizia, in italiano, può essere consultata cliccando qui.
Il Tribunale di Roma, con sentenza del 9 settembre 2022, recentemente passata in giudicato, ha stabilito il principio per cui è illegittimo e va disapplicato per eccesso di potere il decreto del Ministero dell’interno che, nel disciplinare le modalità di produzione, emissione e rilascio della carta di identità elettronica, non consente di indicare con la qualifica neutra di “genitore” la madre naturale e la madre adottiva di una minore, figlia di una coppia same-sex.
Il caso originava dal ricorso promosso da una coppia di donne avverso il rifiuto degli uffici di Roma Capitale di emettere una carta d ‘identità elettronica valida per l’espatrio, a nome della figlia minore G. Y.X., con l’indicazione dei propri nominativi accompagnati dalla qualifica di “madre” e “madre” o, in alternativa, dalla dicitura “neutra” di «genitore» per entrambe.
Gli uffici di Roma Capitale evidenziavano, oltre la contrarietà della richiesta a quanto disposto dal decreto del Ministro dell’interno del 31 gennaio 2019, anche l’impossibilità derivante dalle specifiche tecniche del programma informatico di emissione della carta di identità.
Il Tribunale di Roma, nel pregevole provvedimento in commento, in accoglimento del ricorso, ha sottolineato che l’indicazione, contenuta nel documento di identità di un minore, di una delle due madri in difformità alla sua identità sessuale e di genere costituisce un’ingerenza sproporzionata nel suo diritto al rispetto della vita privata e familiare tutelata dall’art. 8 della CEDU.
La stessa violazione si riscontra anche nei confronti della minore G. Y.X., la quale ha un analogo diritto a vedere correttamente rappresentata, sul documento di riconoscimento, la propria condizione di figlia di due madri.
In conclusione, nella sua decisione, il Tribunale di Roma ha statuito la necessità di disapplicare il decreto in parola e ha ordinato al sindaco di Roma Capitale di indicare sulla carta d’identità elettronica della minore la qualifica neutra di «genitore», previa, ove necessario, ogni opportuna modifica tecnica del software e dell’hardware destinato alla richiesta, la compilazione, l’emissione e la stampa delle carte d’identità elettroniche.
In occasione della giornata internazionale per l’eliminazione della violenza nei confronti delle donne, l’avv. Prof. Anton Giulio Lana, managing partner dello studio Lana Lagostena Bassi Rosi e Presidente dell’Unione forense, ha partecipato a diversi eventi sul tema, al fine di sottolineare, anche alla luce delle recenti e molteplici sentenze con cui la Corte EDU ha condannato l’Italia in casi di violenza domestica, l’importanza di battersi, tanto sul piano giuridico quanto su quello sociale e culturale, per l’eliminazione di ogni violenza nei confronti delle donne.
In particole si segnala la partecipazione dell’avv. Prof. Anton Giulio Lana al convegno del 22 novembre u.s., promosso dall’Università di Sassari su “Strumenti e prassi per contrastare la violenza sulle donne”.
Il convegno, organizzato su iniziativa del Comune di Sassari e della Presidente della Commissione Pari Opportunità dello stesso Comune, insieme al Rettorato della Università degli Studi di Sassari e coordinato dall’avv. Confalonieri, referente della sezione Sardegna dell’UFDU, ha avuto l’obiettivo di rappresentare gli strumenti necessari e che dovrebbero essere implementati al fine di contrastare la violenza nei confronti delle donne; strumenti tra cui si annovera l’importanza della prevenzione, il necessario intervento della giustizia e l’importanza del linguaggio.
Il documentario “Il fuoco curdo, storia di una rivoluzione anche femminile. La passione, l’amore e il sacrificio di chi fa la rivoluzione ogni giorno, in ogni modo”, del regista Fariborz Kankami, descrive la lotta di un popolo oppresso e senza nazione.
Il documentario sarà presentato in occasione della sua proiezione che si terrà in data 25 novembre p.v. alle ore 17.30 presso il teatro Manzoni.
Interverranno, oltre che il regista, Fariborz Kankami, il Presidente dell’UFDU e managing partner dello studio LLBR, avv. Prof. Anton Giulio Lana, nonché la Presidente del CNF, avv. Maria Masi, il coordinatore della Commissione CNF su diritti umani, avv. Francesco Caia, e la Presidente dell’associazione Senzaconfine, avv. Simonetta Crisci.
Si segnala l’interessante webinar organizzato dalla società italiana per la riproduzione umana (SIRU) e l’Unione forense per la tutela dei diritti umani (UFDU) su “Diritti fondamentali e accesso alla procreazione medicalmente assistita in Spagna e in Italia: modelli a confronto. Il ruolo del legislatore, della magistratura e dell’avvocatura”.
Il webinar, tenutosi il 18 novembre u.s., è stato introdotto dall’avv. Prof. Anton Giulio Lana, presidente dell’UFDU e moderato dall’avv. Maria Paola Costantini, coordinatrice dell’Osservatorio giuridico SIRU e componente direttivo nazionale UFDU. Interverranno: il dott. Simone Penasa, l’avv. Maria De Lucchi del Foro di Malaga, il Consigliere Marco Gattuso, la dott.ssa Alessandra Vucetich e la Prof.ssa Maria Pia Iadicicco.
La registrazione del webinar è disponibile qui.