Il 25 marzo 2019, il Tribunale di Napoli ha assolto gli imputati accusati di omicidio colposo plurimo per i decessi causati in conseguenza dell’immissione nel mercato di emoderivati infetti nel corso degli anni ’80, ritenendo che il fatto non sussiste.
Oltre a otto dirigenti e tecnici del gruppo farmaceutico Marcucci, il processo vedeva quale imputato anche Duilio Poggiolini, dirigente del ministero della Sanità tra gli anni Settanta e Novanta e già condannato per corruzione durante le inchieste note come “Tangentopoli”.
In particolare, sebbene le motivazioni della sentenza non siano ancora state pubblicate, sembrerebbe che non sia stato provato il collegamento causale tra le trasfusioni di sangue e le malattie che hanno colpito le persone decedute, come del resto aveva concluso il p.m. chiedendo a sua volta l’assoluzione dai reati ascritti.
Secondo l’originario capo di imputazione, Poggiolini, allora direttore generale del servizio farmaceutico, era accusato di aver favorito le aziende Sclavo e Farmabiagini attraverso omissioni, agevolazioni, autorizzazioni, sottovalutando inoltre le misure di prevenzione che la comunità internazionale imponeva già all’inizio degli anni ’90; tali contestazioni non sono tuttavia state accolte dal giudice di prima istanza.
Il procedimento in oggetto rappresenta l’ultimo di una serie di procedimenti penali iniziati in seguito al contagio con i virus dell’epatite B e C e dell’HIV di numerose persone per le trasfusioni di plasma infetto e altri emoderivati ricevute.
Per tali fatti è stata tuttavia riconosciuta in sede civile la responsabilità del Ministero della Salute per l’omissione dei controlli in materia di raccolta e distribuzione di sangue per uso terapeutico e sull’idoneità dello stesso ad essere oggetto di trasfusione, con il conseguente riconoscimento del risarcimento danni in favore delle vittime.
In data 10 aprile 2019, la Corte europea dei diritti dell’uomo ha reso il suo primo parere, come previsto dal Protocollo n. 16 addizionale alla Convenzione EDU in materia di adozione in grembo.
La Corte di Cassazione francese aveva presentato la richiesta di parere consultivo dopo essere stata adita dalla Cour de réexamen delle decisioni civili in riferimento alla sentenza della Corte d’appello di Parigi del 18 marzo 2010 che aveva annullato la trascrizione sui registri di stato civile dei certificati di nascita americani di due bambini nati in California attraverso l’adozione in grembo.
La Corte di Strasburgo ha chiarito come, nel caso di minore nato in seguito ad adozione in grembo condotta all’estero, il diritto al rispetto della vita privata, sancito all’art. 8 CEDU, imponga al sistema giuridico interno di offrire una possibilità di riconoscimento del legame di filiazione tra figlio e madre intenzionale (ossia la madre non biologica), ove la stessa sia designata come madre nel certificato di nascita del paese di gestazione.
In particolare, la Corte ha motivato il parere facendo riferimento al principio dell’interesse superiore del fanciullo, che rende inconciliabile l’ipotesi di un divieto generale e assoluto di riconoscimento del legame di filiazione.
Ciò posto, la Corte ha riconosciuto altresì che da tale principio fondamentale non discende tuttavia l’obbligo per gli Stati di procedere alla trascrizione dell’atto di nascita straniero, ma che gli stessi mantengono un margine di apprezzamento in relazione alla scelta dei mezzi per permettere il riconoscimento del legame.
Invero, la Corte considera che anche altri mezzi, quali esemplificativamente l’adozione, permettano il riconoscimento del legame di filiazione e producano gli stessi effetti della trascrizione dell’atto di nascita: ciò che il diritto interno deve in ogni caso garantire è l’effettività e la celerità delle misure adottate, in conformità all’interesse superiore del fanciullo.
In data 10 aprile 2019, l’Unione Forense per la Tutela Diritti Umani e l’Associazione Itaca Sostiene Amministrazioni di Sostegno Solidale Onlus hanno organizzato il convegno “Diritti Umani e Sostenibilità: una sfida per le Imprese, il mondo delle Professioni, il Terzo Settore”.
Il tema su cui si è focalizzato l’incontro è stato il rapporto tra diritti umani e sviluppo sostenibile del pianeta, previsto nel quadro dell’Agenda ONU 2030, e il ruolo ricoperto dalle imprese, mondo delle professioni e terzo settore in tali dimensioni, nonché le sue implicazioni e i conseguenti vantaggi e svantaggi.
Il convegno si è svolto presso la Commenda di Prè di Genova, in piazza della Commenda, 1, Genova, a partire dalle ore 10 fino alle ore 17. Dopo i saluti istituzionali del Comune di Genova portati da Arianna Viscogliosi, assessore al Comune di Genova e l’introduzione di Barbara Benazzi, presidente Associazione Onlus Itaca Sostiene Ammin Sostegno Solidale, sono intervenuti Fabrizio Petri, Presidente del Comitato Interministeriale per i Diritti Umani, Erica Barbaccia, rappresentante ILO – International Labour Organization, Lorenzo Caselli e Pier Maria Ferrando, già direttori della Facoltà d’Economia, Stefano Zacchetti, vicepresidente Ass. Itaca Sostiene e membro Comm. D.U. COA Genova, Massimo Benoit Torsegno, responsabile UFTDU Liguria.
Durante il pomeriggio, si è tenuta una tavola rotonda moderata da Alessandro Dondero, consigliere dell’Ass. Itaca Sostiene Onlus, alla quale sono intervenuti Alessandro Frega, Coordinatore Liguria per Alleanza Cooperative, Enrico Costa, Presidente CEIS Centro Solidarietà Genova Onlus, Annamaria Torterolo, Direttrice Confcommercio Savona, Claudio Pirani, Responsabile Company Social Responsability di ERG, Isabella Cristina, Presidente del Comitato d’Indirizzo di ETICLab e Barbara Benazzi, presidente Itaca Sostiene.
L’iniziativa è stata patrocinata da Regione Liguria e Comune di Genova.
Hanno avuto inizio il 29 marzo u.s. le lezioni della Scuola di alta formazione specialistica dell’avvocato internazionalista, alla presenza del direttore, Avv. Prof. Anton Giulio Lana e con l’intervento del Prof. Avv. Paolo Palchetti, ordinario di diritto internazionale presso l’Università degli studi di Macerata.
La Scuola ha carattere nazionale e due sedi principali (Roma e Milano), oltre che delle sedi secondarie a Udine, Genova, Bari e Messina, tutte collegate in videoconferenza con le sedi centrali e con la presenza di un tutor.
La durata dei corsi è biennale per un totale di circa 210 ore di formazione (come previsto dalla normativa nazionale).
Il corso, che avrà un taglio nettamente pratico e professionalizzante, è stato suddiviso in sette macro-aree del diritto internazionale, sotto la guida di sette responsabili di area: dopo una introduzione sulle fonti del diritto internazionale e la loro applicazione (che sarà curata dal Prof. Paolo Palchetti), nel corso del primo anno si affronteranno le aree dei diritti umani (a cura del Prof. Andrea Saccucci), e del diritto del mare (a cura del Prof. Giuseppe Cataldi), per concludersi con una ampia disamina del diritto internazionale privato (curata dalla Prof.ssa Stefania Bariatti). Il secondo anno di lezioni, che avrà inizio nel gennaio 2020, prevede anzitutto l’analisi del diritto internazionale dell’economia e dell’arbitrato internazionale (la cui trattazione sarà curata dal Prof. Andrea Giardina e dalla Prof.ssa Maria Beatrice Deli), cui seguirà la trattazione del diritto internazionale delle migrazioni (da parte della Prof.ssa Favilli), delle tematiche degli spazi polari, aerei e cosmici e tutela internazionale dell’ambiente (a cura, rispettivamente del Prof. Sergio Marchisio e del Prof. Lorenzo Schiano di Pepe) e che si concluderà con l’approfondimento del diritto penale internazionale (a cura del Prof. Fausto Pocar).
Per maggiori informazioni, potete collegarvi al sito della Scuola.