Il tema dell’impatto dell’attività di impresa sui diritti umani e sull’ambiente ha assunto crescente importanza a livello globale, europeo e nazionale, in particolare dopo l’approvazione nel 2011 dei Principi Guida su impresa e diritti umani (Guiding Principles on Business and Human Rights) da parte del Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite.
Il dibattito osservato negli ultimi anni non ha lasciato indifferente il nostro Paese che, attraverso l’azione propulsiva del Comitato Interministeriale per i Diritti Umani (CIDU), è stato tra i primi a dotarsi di un Piano Nazionale d’Azione su Impresa e Diritti Umani per il periodo 2016-2021, seguito dal secondo Piano Nazionale d’Azione su Impresa e Diritti Umani per il periodo 2021-2026. Queste attività sono state oggetto di un vivace dialogo che ha coinvolto numerosi stakeholders – imprese, sindacati, ordini professionali, società civile, mondo accademico – instaurato nell’ambito del Gruppo di Lavoro su Impresa e Diritti Umani (GLIDU), creato appositamente dal CIDU per monitorare l’attuazione del primo Piano d’Azione, coinvolgendo anche professionisti dello Studio, quali l’Avv. Prof. Anton Giulio Lana e l’Avv. Alessio Sangiorgi.
Anche in seno all’Unione europea, dopo l’adozione nel 2014 della Direttiva sul reporting non finanziario per le grandi imprese, si è dedicata costante attenzione all’attuazione dei Principi Guida delle Nazioni Unite su impresa e diritti umani, fino a giungere all’adozione di una normativa in materia di sostenibilità delle imprese e dovere di diligenza (due diligence). In particolare, dopo anni di lavoro, il 5 luglio 2024 è stata pubblicata la Direttiva (UE) 2024/1760 (Corporate Sustainability Due Diligence Directive – CS3D o CSDDD), la quale stabilisce i requisiti di due diligence che devono essere rispettati da grandi e medie imprese operanti all’interno dell’Unione europea, al fine di prevenire e limitare gli impatti negativi della loro attività sui diritti umani e sull’ambiente. La CSDDD prevede una serie di obblighi di trasparenza nell’ambito delle questioni ambientali, sociali e di corporate governance (c.d. ESG, “environmental, social and governance”). La direttiva prevede sanzioni pecuniarie fino al 5% del fatturato netto globale dell’impresa, nonchè l’obbligo di risarcire completamente le vittime dei danni derivanti dall’inosservanza degli obblighi di due diligence.
L’adozione di questo nuovo strumento dimostra come ormai i diritti umani e l’ambiente abbiano assunto un ruolo centrale non solo in relazione all’individuo, ma anche nel contesto dell’operato delle imprese e società europee. In un’economia sempre più globalizzata e attenta ai temi della sostenibilità, occorrono sempre più figure altamente formate, sia all’interno che all’esterno delle imprese, al fine di vigilare sulle eventuali violazione dei diritti umani.
In materia di tutela dei diritti umani, di protezione dell’ambiente e di diritto dell’Unione europea, lo studio vanta un’esperienza ultratrentennale che pone i professionisti dello Studio nella condizione incomparabile di poter fornire una consulenza basata su una solida e approfondita formazione interdisciplinare. Inoltre, nel corso degli anni i componenti dello Studio si sono dedicati ad un’approfondita attività di ricerca e studio della materia, la quale ha condotto alla pubblicazione di numerosi contributi sulle più prestigiose riviste, nonché allo svolgimento di relazioni all’interno dei Corsi su Business and Human Rights organizzati dall’Unione forense per la tutela dei diritti umani.
Per far fronte alle nuove esigenze di compliance con gli obblighi imposti dalle nuove normative, lo Studio offre alle imprese consulenza in materia di Business & Human Rights, in particolare nei seguenti settori:
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